La Sicilia a Firenze
Antonio, il Mastru Gilataru "Rivoluzionario"
Il maestro Battiato assaggiando una delle sue granite disse: “Qui c’è il senso della vita”. Questa è la storia di un siciliano che ha donato (anche) ai fiorentini il gelato artigianale e ora non possono più farne a meno.
Nelle sue parole c’è tutto
l’amore per la sua terra, la Sicilia, e per Patti, il suo paese di origine in provincia di Messina, in cui il suo bisnonno alla fine dell'800 cominciava d'inverno a raccogliere la neve dai Nebrodi, per creare un composto appena denso: la granita.
Tutto questo amore, Antonio Lisciandro lo ha portato con sé, quando trentadue anni fa è partito con sua moglie per Firenze. E a Firenze, sulle colline toscane, ha ricreato una piccola Sicilia, partendo dal gelato, che significa, materie prime, arte, cura, ricerca.
«La mia storia è quella di tanti siciliani che non si vogliono rassegnare. Ho sempre sostenuto che la Sicilia è una terra meravigliosa dove si può fare tanto e che chi va via lo fa solo perché ci sono alcune logiche che poi portano ad un bivio, e quindi o fai un salto e fai della prepotenza un modello di vita o vai via. E andare via è quello che ho fatto io quando ho capito che non avevo scelta, che il mio sogno qui non me lo avrebbero fatto realizzare.
Volevo aprire un chiosco di gelati artigianali e granite, ma le mie richieste rimanevano inevase.
Un giorno, dopo ripetute richieste mi dissero che non mi avrebbero dato l’autorizzazione per un problema legato al paesaggio… stiamo parlando di un lungomare che era veramente ridotto male e quel mio chioschetto forse avrebbe portato un pizzico di bellezza e dolcezza.
Fu così che decisi di non soccombere e di non fare, come fanno in tanti, le cose in maniera abusiva, mio padre era un carabiniere, era un uomo di fiducia di Dalla Chiesa quando lui era ancora colonnello, non avrei mai potuto tradire quella che era stata la mia educazione. Così una giornata di luglio io e mia moglie, che ai tempi era ancora la mia fidanzata, decidemmo di andare via. Il 28 ottobre ci sposammo e il giorno dopo partimmo».
Iniziò così l'avventura di Antonio:
«La scelta di Firenze fu ponderata, intanto conoscevo la passione dei fiorentini per le granite siciliane e poi volevo scegliere un punto ad alta densità turistica, quindi la valutazione era tra Roma, Venezia e Firenze… scelsi quest’ultima, che non conoscevo, e sono qui da trentadue anni.
Nel 1989 venni a Firenze, vidi e restai. Ero già andato prima per una settimana per vedere, e i prezzi erano folli, io avevo 25 anni, pochi risparmi. Stavo per tornare a Patti quando ebbi un incontro all’ultimo momento, un signore di origine napoletana, e in 10 minuti definimmo le condizioni dell’acquisto, vendeva un locale in via Ricasoli (a due passi dalla galleria dell'accademia), lui mi disse che potevo pagare in nove anni… pagai in meno. Arrivammo a produrre 500 chili al giorno di gelato in sei anni».
Il gelato per Antonio è una tradizione di famiglia, interrotta per una generazione e ripresa con lui quasi per caso.
Il nonno paterno, infatti, morì tre mesi prima che suo padre nascesse.
«Io iniziai per puro caso, un amico di famiglia mi chiese di preparargli dei gelati, io presi degli appunti del mio bisnonno, liggìu sta cosa, feci la miscela, la mantecazione e venne fuori una cosa che fu molto apprezzata.
Credo di avere lo spirito di mio nonno accanto a me, lo sento spesso, gli artigiani trovano sempre una soluzione».
